A Poissy sono arrivato nel 2016: il volo da Nizza mi sbarca al Charles de Gaulle alle 10 di sera. I lavori sulla RER hanno bloccato alcune stazioni, ma ce la faccio facendo un pezzo di viaggio con un taxi e per l’una sono in camera. L’idea è di arrivare presto alla Villa Savoye, che apre alle 10 : voglio esserci prima per capire il contesto in cui Le Corbusier si è trovato a operare. Bisogna lavorare di fantasia eliminando dallo sguardo gli insediamenti residenziali, le strade, i semafori e il traffico. Villa Savoye nasce da una commessa che una famiglia di assicuratori parigini affida nel 1928 a Le Corbusier per avere una seconda casa, in un luogo tranquillo ma alla moda, fuori Parigi.
Villa Savoye ha un disegno che toglie il fiato: la pulizia, la proporzione e la linearità degli spazi sono il manifesto dell’intero movimento razionalista. Ma, mi racconterà il custode, che i Savoye la utilizzarono pochissimi anni, prima per i notevoli problemi tecnici irrisolti (condense, vibrazioni, muffe..), poi per l’arrivo della guerra: fu utilizzata come stalla dai nazisti, come magazzino dagli alleati, sino ad un degrado notevolissimo, con vicende e dibattiti complicatissimi, la rabbia di Le Corbusier che osteggiò anche il restauro di Debuisson.
Ma per me, entrare a Villa Savoye, in quella mattina di ottobre, è immergersi nella poesia…